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Immaturi-Il viaggio: recensione

03/01/2012 | Recensioni |
Immaturi-Il viaggio: recensione

Un gruppo di 40enni immaturi, ma non troppo, che affrontano a distanza di vent'anni il viaggio di maturità sempre rimandato. Ed insieme ad esso, inevitabilmente, i dilemmi di un'età atavicamente in bilico tra malinconia ed allegria, rimorsi e speranze, rimpianti e buoni propositi. Dilemmi che ognuno potrà riconoscere come propri, incarnati da un cast simpatico per questa commedia corale diretta dall'impeccabile Paolo Genovese.
Si presenta così il secondo capitolo di Immaturi, che rispetto al primo tocca temi più delicati mantenendo la stessa leggerezza nella narrazione.
La storia si snoda sulla tematica della relazione di coppia e, soprattutto, dei tradimenti. Per tutto lo svolgersi del film si assiste ad una dialettica tennistica tra gli opposti desideri e bisogni che tutti, volenti o nolenti, incontriamo: fuga o fedeltà, debolezze e inibizioni, convenzioni e fantastici desideri, lealtà e fiducia, assunzione di responsabilità e senso di colpa. Insomma: impegnarsi da adulti in una relazione duratura o collezionare fugaci avventure adolescenziali?
Il film apre una terza via, sospendendo sapientemente qualsiasi giudizio, che in ogni caso sarebbe idiosincratico e mai potrebbe assumere pretese di verità, fino a giungere a conclusioni che non sono date se non nella fantasia e nella soggettività di chi guarda.
C'è poi il tema di una malattia che riporta coi piedi per terra, senza far perdere la tenerezza dei sogni ad occhi aperti.
Dialoghi freschi e divertenti, spontanei, accompagnati sempre da musiche azzeccate.
Ma sarebbe stato comunque troppo poco, senza degli attori che, sin dal nome, garantiscono allegria. Spassosi Memphis e Mattioli, bravi Raoul Bova, Anita Caprioli, Luisa Ranieri e Barbora Bobulova. Piacevoli sorprese le meno note Francesca Valtorta e la stupenda Rocio Munoz.
Luca e Paolo si staccano spavaldi, ma senza riuscirci benissimo, da ruoli di minor spessore per cui onestamente sembrano più tagliati, arrivando a sfociare in un esagerato "Kessisoglu de Bergeraq". Stesso discorso per Ambra Angiolini, che però almeno svela agli amanti del genere un fisico mozzafiato.
Il quadro è completato da un cameo di Luca Zingaretti, che accenna ad una morale che subito viene ritirata, lasciando al pubblico la libertà di interpretare e il difficile compito di scegliere.
Meno difficile ritagliare un giudizio complessivo su questo film, che promette (e mantiene, secondo chi scrive) di ritagliare un'ora e mezza abbondante di piacevole distrazione.

 

Carlo Garofalo

 


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